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Harry Potter e l’elisir del marketing transmediale

Siamo arrivati in quel periodo dell’anno in cui tiriamo fuori le copertine, le foglie iniziano a cadere e noi ci troviamo a chiederci: perché non siamo ad Hogwarts?! E più ce lo domandiamo, più Harry Potter è ovunque.

11 Ott , 2024 Strategia

Harry Potter e l’elisir del marketing transmediale

Che tu sia in giro a fare shopping o a scrollare i feed dei social, il nostro giovane mago con la cicatrice sembra sempre pronto a spuntare fuori. Ma il successo del mondo magico di J.K. Rowling non è solo merito di incantesimi e pozioni; è anche un capolavoro di marketing trasmediale che farebbe invidia a qualsiasi str(at)ega di Hogwarts. E se pensi che il solo fatto di avere un marchio che fa il botto sia sufficiente, ripensaci. Ogni ottobre, infatti, quando le scuole riaprono e i maghetti tornano a Hogwarts, Google Trends impazzisce come se fosse l’inizio del torneo Tre Maghi e le ricerche riguardanti Harry Potter schizzano alle stelle. La magia del marketing di Harry Potter è stata tramandata con la stessa cura con cui Silente custodiva le informazioni su quanto è successo la prima volta in cui la Camera dei Segreti è stata aperta.

Quando i primi libri sono usciti, sembrava che Harry Potter fosse l’ennesimo libro per ragazzi destinato a sparire nella polvere di una biblioteca scolastica. Ma no: la Rowling ha lanciato una sorta di filtro d’amore su tutta la saga.

Ma come ha fatto questa saga a restare sulla cresta dell’onda per così tanto tempo? Per rispondere, basta guardare ai grandi marchi che si sono uniti al team #Potter.
Mattel, per esempio, ha preso il suo arsenale di giocattoli e lo ha arricchito con giochi da tavolo e action figure di Harry Potter. E non dimentichiamo Primark, il mago dell’abbigliamento, che ogni stagione lancia pigiami e felpe come se avesse un incantesimo di produzione veloce. Se non hai mai posseduto un paio di calzini con lo stemma della tua casa, stai perdendo qualcosa di magico.

Il vero trucco del successo di Harry Potter è il suo uso magistrale del marketing trasmediale. Il termine suona come un incantesimo lanciato da un Auror, ma in realtà si tratta di una tecnica che fa in modo che una storia si estenda su diverse piattaforme e media. E Pottermore ne è chiaramente un esempio.
Non è solo un portale informativo; è un’esperienza immersiva dove i fan possono vivere la magia in prima persona. Pensaci: c’è un test per farti scegliere da una bacchetta, c’è quello per trovare il tuo Patronus e c’è quello dello smistamento, come se il Cappello Parlante avesse deciso di fare un aggiornamento digitale.

Harry Potter è nato come un semplice libro, ma ha trasformato la sua identità in un brand grazie alla connessione profonda con i fan. I lettori non si sono limitati a leggere i libri; hanno creato comunità online, storie parallele, e hanno partecipato a discussioni che sembrano non avere mai fine. È come se il mondo magico avesse trovato un modo per infiltrarsi nei nostri computer e nelle nostre vite, come se fosse una sorta di incantesimo di Imperius. La mossa vincente della Rowling è stata quella di lasciare che il pubblico si immergesse nel mondo di Harry Potter attraverso il transmedia storytelling. Questo approccio ha fatto sì che il pubblico non solo seguisse la trama, ma ne diventasse parte integrante, permettendo ai fan di diventare co-creatori della magia.

Alla fine, la vera magia di Harry Potter risiede nella combinazione di una narrativa affascinante e una strategia di marketing che ha saputo evolversi e adattarsi. Proprio come una pozione del Principe Mezzosangue – ovvero perfettamente calibrata – il mix di amore e innovazione ha mantenuto viva la saga dopo tutti questi anni.
Sempre.

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